Trattasi di uno dei capitoli che compongono il mio libro Siamo Dei: Bio non autorizzate. Alla fine del capitolo le indicazioni per acquistarlo.
Di seguito, l’intero capitolo:

Era stanco di sentirsi dire che portava sfiga. Quando passava nel suo quartiere gli uomini si toccavano gli attributi e le donne si facevano il segno della croce. Quelle non cristiane chiedevano protezione al loro nume titolare, non importa quale.
Ogni tanto qualcuno arrivava a gettargli davanti un gatto nero, sperando che il povero felino facesse il suo dovere e lui ci restasse secco. Macché, era il gatto ad avere un infarto.
Ma Saturno aveva una pellaccia e non si curava delle dicerie e degli sguardi storti e nemmeno del felino rognoso.
Tirava avanti per la sua strada, comunque e sempre, ma gli giravano le scatole. Diceva le cose come stavano. Per quello si erano sparse le voci che, a dirla tutta, gli davano fastidio. Anziché ringraziarlo per averli avvisati, il contrario. Mica era colpa sua se la vita è una merda.
Certo non era un allegrone, non lo era mai stato. E nemmeno aveva tempo da perdere. Qualche volta dava la colpa della sua cattiva fama a quel pittore tedesco, come si chiamava? Sì, Albrecht Dürer. Aveva fatto questo ritratto della malinconia che sembrava una incitazione al suicidio. Sì, al centro c’è questa figura ingrugnita che ha dietro una bilancia – ve be’, è vero, Saturno è esaltato in Bilancia. Allora? – una clessidra che indica il tempo che passa, un cane che sta per tirare gli ultimi e un angioletto, poverino, che sembra abbia le coliche. Quei pettegoli degli astrologi del tempo avevano sparso la voce che era il suo ritratto. Da allora nessuno lo invitava più alle feste.
Non avevano del tutto torto. Dürer aveva realizzato il ritratto dopo avergli scattato di nascosta una Polaroid. Sì, era ingrugnito, ma era in fila alla sede locale del Ministero delle Finanze. Gli avevano recapitato una cartella esattoriale spropositata, ed era quasi certo che fosse stato quel figlio di sua madre di Plutone ad avergli rifilato la sua. Per forza era girato storto, avrei voluto vedere voi. Aveva ancora trenta persone prima di riuscire a parlare con un impiegato!

Del resto, nemmeno gli interessavano le cose finto allegre, tipo i party e le sagre parrocchiali, aveva smesso di andarci da anni. Incontri tutti questi stupidotti che ridono a battute imbecilli e si vestono come se gli avesse curato il look uno stilista ubriaco. Ci aveva provato a far atto di presenza, ma non aveva funzionato. Quando lo presentavano lui, che non ama contar balle, si limitava a dire:
— Sono Saturno. Ricordati che devi morire!
Quello appena conosciuto scappava dall’altra parte della sala, chi sa mai il perché.
Pensare che quando lui e i colleghi Dei si erano suddivisi i compiti, lui aveva chiesto e ottenuto il Ministero dell’Essenziale. Aveva ben in mente quali sarebbero stati i suoi obblighi principali. Si sarebbe occupato di questioni allegre, tipo la vecchiaia, le malattie reumatiche, il ridurre all’osso le spese inutili e ottimizzare gli sforzi. Ah sì, a tempo perso amministrava pure la giustizia e a quasi tutti i colpevoli assegnava la pena di morte. Le mezze misure lo annoiavano. Era logico e austero, ma la razionalità non è di questo mondo. Avrebbe voluto far vedere la realtà dei fatti alla gente. Peccato che tutti perdono tempo con scemenze destinate a durare meno di un ghiacciolo lasciato fuori dal freezer.

In secoli e secoli di onorata carriera, non aveva goduto di grande popolarità. Anzi, nel sud del mondo, vendevano pure amuleti della linea “Tieni-alla-Larga-Saturno”. In Lapponia si limitavano a evitarlo rifugiandosi nell’igloo più vicino, senza sceneggiate.
Ma il pregiudizio rimaneva. Certo che, se ogni tanto si fosse limitato, la gente lo avrebbe tollerato di più. Ma non c’era niente da fare. Provava a trattenersi, ma prima o poi gli scappava il suo monito preferito:
— Spogliatevi del superfluo!
Al che di solito il suo amico Giove, con cui del resto andava anche abbastanza d’accordo se non fosse stato per il suo insano e irragionevole ottimismo, gli brontolava:
— Ma chi sei, Savonarola?
Al che, Saturno gli sibilava contro:
— La verità ti fa male, lo so! — con una voce tanto secca e gelida che non ci sarebbe stato bisogno di azionare il climatizzatore in pieno agosto.
Non gli andava male con l’editoria, prima che i social diventassero sempre più invadenti. Alcune case editrici molto austere gli avevano commissionato alcuni volumi di filosofia stoica, e aveva avuto così modo di mettere nero su bianco il suo pensiero.
Certe sue frasi erano diventate virali sulle lapidi nei cimiteri, tipo:
“Tutto passa, tutto va.”
“Che fai, ridi?”
“La vera felicità sta nel superamento della felicità.”
“Distaccati dalle cose materiali, prima o poi deperiscono.”
“Visse le brume, visse gli ardori, non ne rimase che ardua traccia nel tempo.”
Va detto che una delle sue virtù che più amava, la resilienza, era diventata di moda negli ultimi anni. Certo non tutti apprezzavano la virtù di resistere senza farsi piegare. Come facevano certi astrologi più vecchi di lui, all’anagrafe o per neuroni deperibili in fretta. Questi tizi si erano comprati case al mare e ai monti spiegando a consultanti senza testa come evitare i transiti negativi di Saturno, e pure quelli positivi. La vera certezza è che questi loro clienti avevano un pessimo Saturno nel loro tema natale, e si vedeva.

Ma Saturno se ne fotteva allegramente, il tempo era dalla sua parte!
Già avevano dedicato una canzone al suo Ministero, “L’essenziale”. La aveva portata al successo un suo fan del Capricorno che di Saturno se ne intende, Marco Mengoni.
Di tanto in tanto la canticchiava a mezza bocca, con un mesto sorriso. E aggiungeva, senza farsi sentire in giro:
— Ridete pure, genti facilmente deperibili. Il tempo mi darà ragione. Anzi, l’eternità sarà il mio regno!
Poi si guardava allo specchio e si accorgeva che in effetti quel giorno sembrava davvero un po’ la malinconia di Dürer. Per forza, aveva un appuntamento dal dentista per farsi installare due impianti. Tre ore sotto anestesia e ventimila euro di conto.
Come fai poi a prendere le cose alla leggera?
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